Antonio sospirò al tocco delicato delle dita di Lovino, maledicendo la propria condizione di forzata immobilità. Se fosse stato libero di fare come voleva, il giovane italiano non l'avrebbe passata liscia per alcuni epiteti che gli rifilava, non nel senso comune almeno.
- Ma come? - disse fingendo di stupirsi. - Io che ho sempre sostenuto che sua maestà sarebbe impazzito per te! Li manderesti tutti in brodo di giuggiole, quei nobilotti da strapazzo, ma soprattutto io li farei morire d'invidia. -
Si perse nello sguardo dorato e languido del suo amore, mentre il gesto, dapprima provocatorio, si trasformava in una dimostrazione di quanto il suo sentimento fosse ricambiato.
Quando si allontanò un poco per prendere aria, una domanda gli affiorò alle labbra.
- Lovi, dimmi... Io sono una persona orribile che si è innamorata del proprio fratellino, ma tu? Mi ami? Nonostante tutto quello che mi hai visto fare? -
E di azioni riprovevoli Antonio ne aveva compiute tante...