La Regina ed il Re caduto, capitolo 13

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ikana
view post Posted on 8/9/2011, 18:09




:fran:

Francis ricadde leggermente sul letto, tendendo le braccia dietro la schiena, per evitare il contatto di questa con le coltri bianche: doveva saperlo perfettamente che era stata una mossa azzardata la sua, ma di certo il tremore che aveva potuto afferrare di quella pelle, lasciava sottintendere molto nella sua mente, che ormai poteva definire malata.
- Alors dovrò rimettermi alla svelta, o non avrò mai questo piashere... - sorrise vagamente mentre riportava il peso in avanti, gattonando appena fino al cuscino e coricandovi sopra a pancia sotto - Quella tisanà sembra avere... Un effetto ritardato... Lo sais? -
E in pochi minuti chiuse gli occhi pesantemente, sentendo solo un chiacchericcio di sfondo al suo sonno, ma totalmente incomprensibile.
 
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view post Posted on 9/9/2011, 21:57


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:art:
Arthur non rispose all'ultima affermazione del francese, non ritenne fosse necessario. Si limitò ad alzarsi e a dirigersi alla finestra, dove tirò le tende in modo da escludere la calda luce di mezzogiorno, facendo piombare la stanza nella penombra. Tornò quindi ad accomodarsi sulla poltrona, rimanendo con le dita intrecciate sotto il mento finchè non fu certo che Francis si fosse effettivamente addormentato. Quando il respiro fattosi più profondo e tranquillo e i tratti rilassati del volto gli suggerirono la realtà del sonno, si sporse in avanti e, con un gesto leggero della mano allontanò dalla fronte del ferito le ciocche bionde scomposte che ancora la coprivano. Si trattava di uno strano gesto tenero a cui non era avvezzo, se non in alcune occasioni con Alfred, e la sensazione che gli trasmise gli fece desiderare di proseguire quel contatto. Rimase immobile, così vicino da poterlo sfiorare, ma limitandosi a passare le dita tra quelle ciocche dorate, le ciglia abbassate a celare gli occhi smeraldini.
Dopo qualche secondo allungò la mano libera per afferrare un cordone posto accanto alla testiera del letto e tirarlo. Nessun suono di diffuse nella stanza, ma nel giro di pochi attimi il servitore che gli aveva precedentemente porto la spada, si presentò all'igresso. Arthur non alzò nemmeno lo sguardo, assottigliato in due lame verdi ed altrettanto tagliente. Sorridendo dolcemente e proseguendo nelle sue languide carezze, mormorò suadente: - Uccidetelo. -
Riportò l'altra mano sotto il mento, in gesto del tutto noncurante mentre l'uomo si inchinava al suo ordine.
- Oh, dimenticavo. - aggiunse quasi per caso. - Fate in modo che gli sia ben chiaro il motivo. -
 
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