ikana |
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| Mathias rimase completamente immobile di fronte a quel gesto che aveva un non-so-che di disperato, un tentativo fin troppo violento di nascondere una triste verità: quando stava per fargli notare che la sua mano non era sicura quanto la sua voce, il norvegese si era staccato da lui precedendolo verso l'uscita. - Ved. - iniziò prima di abbandonare anch'egli la cucina e arrivare alle sue spalle nella camera da letto sospirando. Il danese andò a sedersi mollemente sul letto a baldacchino della camera della "servitù", rigorosamente senza baldacchino, poichè si era rifiutato di dormire in un letto che sembrasse quello di una "principessina": tese i muscoli evidenziando le ampie ferite e piaghe che lo segnava, lasciando che risaltassero solo per i colori vivaci sulle diverse cicatrici: - Allora sono nelle tue mani. - disse prima di chiudere gli occhi, ma quella semplice frase era, per Mathias stesso, una ammissione di fiducia grande e forte.
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