Giorni inerti, giorni bui, capitolo 27

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ikana
view post Posted on 11/5/2012, 13:32




:fran:

Stringere le labbra tra i denti fino a farle diventare cianotiche.
Tacere ogni senso, ogni pensiero, ogni singolo fremito nel vano tentativo di rilassarsi, di sembrare distaccato dal mondo, dalla violenza, da qualsiasi voglia che si sarebbe espressa su di lui ed in lui: perchè in quel momento riaffiorassero i ricordi delle torture del Marchese e dei suoi folli insegnamenti, solo il suo corpo poteva saperlo, perchè lui aveva voluto dimenticare quell'assurda estate giovanile, il caldo ed i momenti trascorsi con chi poteva essere definito veramente un demonio.
Non si sarebbe opposto a quei gesti, nemmeno volendolo, ma lui in fondo al suo animo, aspettava da tempo che la sua pelle fosse carezzata nuovamente da quegli artigli famelici e sconquassata dalla furia impietosa di un uomo che lo odiava tanto quanto lui lo amava: e poi fu solo dolore e gemiti nel buio.
 
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view post Posted on 11/5/2012, 21:55


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Per qualche motivo che solo la sua mente costantemente in opposizione con il mondo poteva concepire, la mancata resistenza ai suoi gesti violenti non fece che accrescerne la rabbia, guidata e alimentata da quella sete di possesso e da quella brama distorta che s'impossessavano di lui in quelle occasioni.
Un desiderio cieco e malato che percorreva le sue membra alla ricerca di una soddisfazione che il mero atto fisico, per sua stessa essenza, non poteva concedere.
Ma al momento tutti questi effimeri e filosofici ragionamenti non avevano la benchè minima importanza per lui. Tutto quello a cui aspirava era il piacere della carne e il sadico godimento nell'infliggere dolore.
Non attese oltre per prendersi quello che desiderava, impossessandosi della sua vittima con un unico affondo e continuando, imperterrito e incurante delle sofferenze inflitte ed esplicate dai gemiti che sentiva provenira da sotto di lui.
Solo quando sentì le proprie mani bagnarsi, abbandonò finalmente la presa per posarle sul tavolo, reso scivoloso da ben altro liquido scarlatto.
 
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ikana
view post Posted on 11/5/2012, 22:05




:fran:

Dolore.
Nessun piacere, nessuna emozione, nessuna sensazione che gli ricordasse le notti, i pomeriggi passati con quel diavolo che amava... Ma se tutto ciò fosse servito per farlo sfogare e ritornare in sè, dargli la possibilità di essere ascoltato, sarebbe bastato.
Quando si sentì lasciare percependo la sua soddisfazione, Francis tentò di rialzarsi malamente appoggiando le mani sulla scrivania, la trovò calda e scivolosa:
- Damnation... - sussurrò stringendo le labbra, ormai anche quelle pregne di sangue. - Damnation! - esclamò leggermente sentendosi completamente senza forze e sicuramente il suo pallore per la grave perdita di sangue doveva essere alquanto esplicativo.
Si rialzò in piedi malamente cercando di ricomporsi, ma ogni abito era impregnato del liquido scarlatto e ben altri dolori non contribuivano a distrarlo dal fatto che i punti dovessero essersi strappati definitivamente:
- Bon: questa spero sia la prova per voi che vi sono stato fedele. - concluse aprendo la giacca e mostrando la carne del fianco e della spalla - Queste sono le uniche cicatrici che riporto per mano dei prussiani: le ennesime che ho guadagnato per ottenere il vostro cuore... Per dimostrarvi che avrei dato la mia vita per vedervi sano e salvo. - concluse aggrappandosi al tavolo nel sentire mancare nuovamente le forze - In che stato... Horrible. Vi prego, smettete di fissarmi, sono... Patetico. -
 
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view post Posted on 11/5/2012, 22:42


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Si rialzò dal tavolo fissando in un primo momento le proprie mani macchiate di sangue come se non gli appartenessero. Nonostante il tremore della gambe e l'ondata di adrenalina che aveva appena attraversato il suo corpo, si sentiva come svuotato. Le macchie che ricoprivano la scrivania, i vestiti di Francis e i suoi non gli trasmettevano lo stesso senso di euforia che provava in battaglia davanti ad un nemico sconfitto, quanto piuttosto una sgradevole sensazione che gli mordeva lo stomaco e gli lasciava l'amaro in bocca.
Ferite per mano dei prussiani... avrei dato la mia vita per vedervi sano e salvo...
Arthur distolse lo sguardo da quello spettacolo... sì, patetico. Non ne sopportava la vista, sebbene avesse assistito e compiuto atrocità ben peggiori nella sua carriera per mare.
Gli voltò le spalle e compì un paio di passi furibondi in direzione opposta, imprecando tra sè.
- Dannazione. Dannazione! Maledizione a te! Ai prussiani! A tutte le tue stupide chiacchiere sull'amore! E al tuo non reagire! Cosa ci voleva per togliermi di mano quel tagliacarte, eh? L'avresti fatta finita una volta per tutte e ci avresti liberati entrambi! E invece no, devi sempre fare il martire! -
Ormai non sapeva più nemmeno cosa stava dicendo, quando si voltò a fronteggiare la figura stremata di Francis con l'unico occhio scintillante e le bende che, cadendo, gli coprivano scompostamente una guancia.
Erano patetici entrambi.
 
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ikana
view post Posted on 12/5/2012, 06:20




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- Oh certo! Sarebbe stata una soluzione, ma cosa ci guadagnavo? Un cadavere in più e mobili da far pulire...! - continuò trovando un precario equilibrio sul fianco destro sano - Ah, la mademoiselle non sarà affatto felishe e mi costringerà di nuovo a letto: o-ora, vedo di andarmene, vi ho tediato abbastanza, non sono nemmeno più una degna preda. - concluse con una leggera risatina mista al più totale sconforto che lo aveva preso, nel solo sentirsi osservato da quegli stessi occhi che fino a poco prima dardeggiavano contro la sua stessa anima, i suoi occhi, che evitò cercando di nascondere le smorfie di disgusto e dolore.
Francis tentò di accennare un passo verso l'uscita della stanza, evitandosi ulteriormente la pateticità di essere fissata come un carro allegorico: a suo malgrado, l'equilibrio e la spossatezza non aiutavano e ben presto si sarebbe ritrovato a baciare il suolo.
 
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view post Posted on 12/5/2012, 21:57


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- Mobili da pulire, già... - borbottò Arthur tra sè.
Che pena, quanto erano caduti in basso. Colui che era conosciuto come il Re dei Mari e uno degli aristocratici più famosi di Parigi, ridotti all'ombra di sè stessi. La vita sapeva essere ironicamente squallida a volte.
- Oh, non se ne parla proprio, non darai altro motivo di preoccupazione a Sesel! - esclamò quindi avanzando d'istinto e afferrandolo per la vita prima che perdesse l'equilibrio. - Se devi essere un tedio, allora siilo fino in fondo. -
Le sue mani si bagnarono nuovamente di sangue ma stavolta lo guidarono con gesti molto meno bruschi e nervosi, indicando il letto ancora intatto.
- Se fossimo sull'Albion ti farei ricucire dall'ultimo rammendatore di reti, ma qui non c'è nemmeno quello. -
Se ne sarebbe occupato lui, sebbene la sola idea grondasse incorenza.
E poi l'avrebbe buttato fuori a calci dalla sua stanza e dalla sua vita.
Dannato francese portatore di guai.
 
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ikana
view post Posted on 12/5/2012, 22:07




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Francis si lasciò sostenere, nonostante ormai non riuscisse a distinguere il dolore che gli proveniva dall'animo e quello che gli procurava quel dannato corpo malandato: fu solo felice quando carezzò le lenzuola bianche, ahimè, del grande letto presente nella stanza, ed un debole sorriso gli sfuggì quando lo sentì borbottare a proposito di chi avrebbe dovuto ricucirlo.
- Perdonate allora, la prossima volta vedrò di metterne uno a vostra disposizione da nascondere dentro l'armadio, capitai-! - le parole gli si smorzarono in gola ad un terribile colpo di tosse che gli fece tendere i muscoli, così da rafforzare il dolore che proveniva, specialmente dal fianco, forse la ferita messa peggio delle due - Merd e futù à tout les prussians et les leurs cachè ballès...! - sbottò tornando a stendersi e portando il braccio a coprirsi gli occhi, stanchi come tutto il resto del corpo.
 
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view post Posted on 13/5/2012, 21:13


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Arthur lanciò uno sguardo obliquo al proprio ospite/vittima, mentre sentiva ridiscendere su di lui una sensazione che pensava di aver dimenticato.
- Mi stai proponendo di nascondere un amante o un set da cucito? - borbottò.
Eccolo, l'intrinseco piacere di battibeccare su finezze linguistiche totalmente senza senso, come se solo pochi attimi prima non avesse minacciato di morte la persona di fronte a lui e messo in atto una delle violenze più efferate che un uomo potesse compiere.
- Resta lì, non ti muovere. - lo ammonì mentre usciva a grandi passi dalla stanza.
Durante le visite del medico e nel corso dei suoi controlli, aveva capito dove veniva tenuto il materiale di prontosoccorso ed era giunto il momento di sfruttare quella conoscenza.
 
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ikana
view post Posted on 13/5/2012, 21:23




:fran:

Francis rise sornionamente mentre sentiva i suoi passi allontanarsi dalla stanza, un po' a causa della "battuta" che questi aveva fatto ed in gran parte per il fatto di quanto fosse strano l'essere trattato in quella maniera dopo esser stato, in pratica, sventrato, minacciato, offeso...
- Non credo di riuscirvi nemmeno volendo, capitain, nemmeno volendolo...! - sussurrò quando questi era ormai al di fuori della camera. Ed era così infatti: il dolore ormai lo aveva soffocato con una dolce e lenta agonia, mentre il sangue gli pulsava nelle vene, rimbobandogli nel capo come un forte tamburo di guerra; il francese prese un respiro profondo e cercò di rilassarsi un minimo, concentrandosi unicamente sul calore della camera e del suo corpo, anche se incominciava a sentirsi stanco e pesante, ma non poteva addormentarsi, o addio coscienza.
 
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view post Posted on 13/5/2012, 21:50


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Si mosse velocemente per i corridoi, silenzioso nonostante avesse la bizzarra impressione che la villa fosse semideserta. Che i suoi sensi risultassero appannati dai mesi di prigionia e di stenti? Era possibile, in ogni caso non incontrò nessuno e potè tornare in camera con la preziosa cassetta contenente bende, garze, disinfettanti, aghi e fili.
Posò il tutto sul comodino accanto al letto e, con una breve occhiata, scoprì che Francis sembrava sul punto di assopirsi (o di perdere conoscenza, doveva allarmarsi?). Forse non avrebbe avuto bisogno di quel boccettino che sembrava contenere del cloroformio.
Mentre si chinava per allontanare l'ultimo lembo di camicia che copriva la ferita, si bloccò a metà del gesto: era totalmente assurdo e, quel che era peggio, era che se ne rendeva pienamente conto. Stava ricadendo di nuovo in quel mortale tranello. Solo pochi istanti prima aveva posseduto con violenza quella carne con il solo scopo di strappare grida di dolore e di agonia che saziassero la propria sete ed ora, esattamente com'era successo quella che gli sembrava una vita prima, si stava apprestando a medicarne le ferite. Di quale malefico incanto era preda se, ogni volta che ne incontrava lo sguardo, non poteva fare a meno di desiderare e allo stesso tempo di ferire nella maniera peggiore, quella persona?
Era una debolezza vergognosa, un'incoerenza di azioni che nemmeno il più folle sulla terra avrebbe compiuto.
Lasciò ricadere le braccia lungo i fianchi.
Aveva un senso continuare in quella vita di perdizione?
 
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ikana
view post Posted on 14/5/2012, 18:49




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Francis, il quale stava cercando di rimanere vigile, nonostante ormai la stanchezza e debolezza si stessero impossessando di lui, percepì il leggero avvallamento del materasso al suo fianco, ma anche se attese le prime fitte dovute all'ago nella sua carne (poichè sperava di non sperimentare nuovamente la cauterizzazione) esse non arrivarono: fu solo per quel motivo che si permettè di lasciar ricadere il braccio verso le lenzuola ed alzare gli occhi blu mare sulla figura dell'inglese, il quale sembrava totalmente perso nei meandri della sua mente.
Fu così, con voce leggera, che decise di ricordare quel folle brano sentito tempo prima in un teatro di Londra, molto prima del loro incontro, dove due folli innamorati morirono nel loro sentimento:
- Ombra adorata aspetta, teco sarò indiviso, nel fortunato elisoavrà contento il cor. Là tra i fedeli amanti ci appresta amor diletti, godremo i dolci istanti de' più innocenti affetti; e l'eco a noi d'intorno risuonerà d'amor. - iniziò con voce calda e mellifua, seppur resa roca dal respiro affannoso - Odiosa mi si rende questa mia vita: ah già mi sento serpeggiar nelle vene un freddo gel di morte... Ah sì; vicino, a te fra pochi istanti anima mia sarò: cara consorte... - concluse socchiudendo gli occhi in quegli ultimi versi, ma non ottenendo ancora risposta da quel folle, allora li riaprì sorridendo sornione - Guardate che non sarebbe la prima volta per me, se dovessi ricucirmi da solo... Volete lasciarmi l'ago? -
 
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view post Posted on 14/5/2012, 21:33


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Le parole di Francis giunsero alle sue orecchie come lente e crudeli stilettate, dirette dritte al suo cuore già sofferente. Parole che esprimevano la stessa angoscia che lui stesso stava provando, spazzando via il precedente smarrimento per lasciare spazio solo alla disperazione più pura per la paredita di colei che era non solo guida ma ragione di vita.
Lei l'aveva lasciato, anche se non come la follemente speranzosa Juliet della tragedia, e lui non aveva nemmeno la possibilità di raggiungerla per mezzo di un mero pugnale. Persino quella morte gli era preclusa.
L'ultima domanda di Francis, giunta inaspettata al termine dei versi, lo indusse ad alzare appena gli occhi, per accorgersi subito dopo di quanto fossero appannati e umidi.
Sbattè le ciglia un paio di volte, ricacciando in gola il nodo che la stringeva e recuperò la presa sull'ago.
- Non se ne parla nemmeno, non sia mai che mi tiri indietro davanti alle mie responsabilità. -
Responsabilità, già. Ecco un altro motivo per cui non poteva lasciare questo mondo.
 
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ikana
view post Posted on 14/5/2012, 22:00




:fran:

Francis sorrise debolmente vedendo tra quelle iridi verde lampo, una velata lacrima causata da quel bruscolino ormai chiaro definito "addio": fu per questo che si permise di tendere la mano al suo volto carezzandola, compiendo un gesto che avrebbe ritenuto impossibile fino a quella mattina.
- Mi affido completamente a voi... - concluse lasciandolo e tornando a distendersi - E prometto di avere un adeguato premio che vi attende, alla conclusione di questo sporco lavoro. -
Ora doveva solamente affidarsi alle mani di un boia per farsi "ricucire": semplice a dirlo, difficile a farlo, ma spero che quest'ultimo avesse maggiore pietà nei suoi confronti, ed il dolore non fosse nemmeno paragonabile a quello precedente.
Tutto era nell'attesa e nel silenzio.
 
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view post Posted on 14/5/2012, 22:22


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Riprendere il controllo di sè era una necessità impellente: sarebbe stato impossibile ricucire una ferita con un unico occhio a disposizione e per di più velato di improbabili lacrime.
Imponendosi un severo esame di coscienza sulle sue possibilità attuali, approntò il filo e si schiarì la vista prima di iniziare il meticoloso lavoro. Certo, non era un chirurgo, ma mise tutte le sue capacità e la sua perizia in quella delicata operazione.
Quando ebbe finito, osò alzare lo sguardo per controllare lo stato del suo "paziente" e lo scoprì con un'espressione sofferente dipinta sul volto. Beh, era ovvio, dopotutto.
Disinfettò nuovamente la ferita e si pulì le mani nel lenzuolo, ormai irrimediabilmente rovinato.
Un premio...
Ah, il premio a cui ambiva si stava facendo via via più irraggiungibile e prima di trovarvi un degno palliativo a quanto pareva sarebbero passati altri mesi.
 
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ikana
view post Posted on 15/5/2012, 13:29




:fran:

L'operazione era stata lenta e dolorosa, aveva avvertito tentativi di delicatezza da parte dell'altro, ma certo l'intento era fallito più volte: ora la carne pulsava sotto la stretta maglia di filo che si intrecciava sul suo fianco, mentre lui tentava di riaprire gli occhi umidi di sudore freddo.
Tese il braccio sinistro a stringere appena il lenzuolo sotto di sè per sollevare il corpo contro i cuscini di fini piume d'oca, riuscendovi non senza difficoltà, potè tornare a dedicarsi all'inglese ancora seduto al suo fianco:
- Dentro al cassetto più piccolo di quella... Scrivania, c'è un pacchetto di velluto nero. E' vostro. Dopo vi narrerò cos'è e come ho fatto ad averlo. - concluse con fatica mentre si carezzava la pelle diafana tesa sotto lo stress del dolore.
 
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40 replies since 3/5/2012, 22:41   380 views
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