Gibert tornò baldanzoso dalle prigioni in testa al suo manipolo di marinai armati, orgoglioso di sè stesso e delle condizoni - pessime - in cui aveva lasciato il comandante nemico e il suo degno compare stregone. Fosse stato per lui non ci avrebbe pensato due volte a proseguire con l'esecuzione, ma la "contessina" sembrava avere una fretta indiavolata di tornare prima alla nave e poi in patria, fiera del suo bottino. Di nuovo, se fosse dipeso da lui, il maledetto inglese non avrebbe visto nemmeno il giorno successivo, ma il suo parere poco importava a quanto pareva.
Risalì sulla nave, scocciato dal fatto che nessuno prestasse la dovuta attenzione ad una carica del suo calibro, ma ogni pensiero funesto e tempestoso si quietò non appena posò lo sguardo sulla cratura bruna che sostava, apparentemente intimidita, accanto al giovane conte francese. Era vero, Gilbert aveva una donna in ogni porto, ma raramente gli era capitato di incontrare una bellezza così fresca e genuina, una vera gioia per gli occhi. Una principessa, aveva sentito, certo non poteva essere altrimenti.
In quel preciso istante decise di aver finalmente trovato una compagna alla sua altezza.
- Ammiraglio Weillschmidt a rapporto, signora. - si presentò calcando ironicamente l'ultima parola, per poi rivolgersi alla fanciulla sconosciuta. - E' un onore fare la vostra conoscenza, vi auguro un sereno rientro in patria e fate pure riferimento a me per qualunque vostra necessità. -
Galante al punto giusto, lasciando trasparire la propria autorità senza essere vanesio. Si complimentò con sè stesso per l'interpretazione.
Antonio reagì con una risatina nervosa alle parole di Francis, finendo per perdersi la battuta di Isabel sul comandante nemico, anche se ricordava bene quel gigantesco nostromo e gli aveva fatto più che piacere vederlo in catene.
- Oh, sì, mi Lovinito è stato un bravissimo infermiere! - confermò per mostrarsi più sicuro di quanto in realtà non si sentisse. - Deve aver imparato da te. Del resto anche tu hai avuto qualcuno che si prendeva cura di te, no? - continuò accennando con un lieve inchino alla ragazza che lo accompagnava. - Señorita, non conosco il vostro nome, mentre immagino che voi sappiate il mio. Capitano Fernandez Carriedo, per servirvi. -
Occhieggiò l'arrivo di Gilbert ma non vi diede peso più di tanto: era a conoscenza dell'alleanza con i prussiani, ma questo non significava che li trovasse particolarmente simpatici.
Si rese conto della tensione di Francis, al suo fianco, e per questo si sforzò il più possibile di seppellire in fondo a sè stessa ogni istinto omicida e moto di rabbia che potesse provare in quel momento, per calarsi al meglio nella parte della fanciulla prigioniera, vittima dello spietato filibustiere.
- Sesel La Mer. - si presentò a voce studiatamente bassa, tenendo sempre il capo leggermente chino e accettando, non senza una certa ritrosia, il baciamano che le riservò l'ammiraglio prussiano.
Accennò un debole sorriso al capitano spagnolo: con lui non aveva motivo di rancore, ma se non fosse stato per la sua presenza, tutte le loro vite non sarebbero state sconvolte.
- Mi fa piace vedervi in salute, capitano. - mormorò.