Una delle notti migliori che avesse mai trascorso da alcuni mesi a questa parte: era rilassato, aveva fatto sogni splendidi e un tepore dolce l'aveva riscaldato fino al mattino, quando la stanchezza ormai si era defilata dalle sue membra (al contrario di certi "marchi" rossi sul suo corpo) e il corpo era rinvigorito di nuove forze.
Francis si alzò lentamente, abituato al fatto che al suo risveglio la parte di materasso al suo fianco fosse fredda e vuota come la più deserta delle spiagge dopo un naufragio: pescò da uno dei bauli a bordo una larga camicia bianca con maniche a sbuffo, elegantemente slacciata al petto, calzoni di cotone nero affusolati, i quali scomparirono nei suoi amati stivali; ultimo tocco davanti allo specchio, si aggiustò il pizzetto e annodò i capelli in una elegante coda, sciaquandosi, poi, il viso e le mani.
Quando uscì sul ponte con la giacca di velluto blu sulle spalle, fu felice nel notare che la sua ciurma (anche se non propriamente vero, l'aveva assoldata lui no?) si divertiva un poco ad osservare le folli esercitazioni di un corsaro inglese, con qualche acciacco:
"Monsieur Bonnefoy, bonjour! Avez vous vu que spectacle nous a donné de la mer ce matin?" interruppe i suoi pensieri il nostro che andava a riposarsi in coperta dopo la nottata al timone "J'espère que vous allez lui faire voir comment nous nous battons sur le continent" concluse avviandosi dopo aver imposto alla marmaglia di tornare al lavoro; ma in fondo non aveva tutti i torti e aveva un'insana voglia di dimostrare a quell'inglese, che cosa si acquistava ad ottenere un vero Bonnefoy.
- Non trovereste più interessante battervi con me, invece che con un palo, capitain? - disse il francese scendendo sul ponte minore ad una decina di metri da Kirkland.